Il
primo conflitto mondiale inaugurò invece una nuova era, caratterizzata
da una veloce corsa dell'inflazione. Nel 1914 occorrevano 3.48 lire
per acquistare un grammo di oro, mentre nel 1921 ne servivano 15.68.
Il carovita acuì la protesta sociale che stava crescendo
nel paese: nel biennio 1919-1921 un'ondata di disordini e violenze
travolse la penisola, aprendo la strada al fascismo. Tra le politiche
economiche che il governo Mussolini intendeva perseguire vi fu la
rivalutazione della lira. Verso la fine del 1925, infatti, l'aumento
della circolazione monetaria, che aveva sostenuto la crescita industriale,
iniziava a mostrare i lati negativi dell'inflazione e della svalutazione
sui mercati esteri.
A coronare una serie di manovre stabilizzanti, venne il 18 agosto
1926 l'annuncio dell'apprezzamento della moneta nazionale a un livello
molto alto: occorrevano infatti 90 lire per ogni sterlina inglese,
quando il cambio precedente era 145-150 lire. La scelta della "quota
novanta" era dettata non solo da ragioni economiche, ma anche
da considerazioni di prestigio internazionale e dalla ricerca del
consenso delle classi medie, che vedevano rivalutati i propri risparmi.
Negli anni successivi tuttavia, grazie alla propria solidità
seppe riconquistare prestigio, finché in piena burrasca bellica,
nel 1942 venne travolta da una pesante ondata inflazionistica. L'inflazione,
intanto, crebbe a dismisura con la seconda guerra mondiale: nel
1943 l'oro valeva 21.38 lire al grammo, solo due anni dopo già
112.53 lire e nel 1948 il suo prezzo era di ben 646.64 lire.
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