Il martello di Thor
Scandinavia
Thor
era il dio del tuono. Era gigantesco, con una folta criniera di
capelli rossi. Quando lanciava il suo martello si sentiva un gran
tuono, seguito da un lampo abbagliante e il martello gli ritornava
in mano. Amava le lotte e i banchetti ed era sempre alla ricerca
di avventure.
Thor era anche il dio della legge e della giustizia. In genere era
di buon umore, ma andava in collera rapidamente. Gli altri dei lo
avevano in simpatia, ma lo ritenevano poco intelligente e a volte
lo prendevano in giro.
Un giorno Thor si svegliò e allungò una mano per prendere
il martello.
Di solito la sera lo metteva sempre accanto al letto, ma questa
volta non riuscì a trovarlo. Cercò sul pavimento,
ma invano. Si sedette sul letto, aprì gli occhi e ruggi:
Dovè il mio martello? Le montagne tremarono
e le nuvole rabbrividirono in cielo. Thor continuò a cercare
il suo martello ovunque, irritatissimo. Gli altri dei erano preoccupati:
non vi sarebbe stata pace fino a quando il martello di Thor non
fosse stato ritrovato. Si riunirono e decisero di inviare il dio
Loki alla ricerca del prezioso martello scomparso.
Loki andò a trovare la bellissima dea Freya. Prese in prestito
la sua mantella magica e savventurò verso la Terra
dei Giganti. Lì, fra le montagne ricoperte di neve, incontrò
lenorme gigante di ghiaccio Thrym. Cosa ci fai qui?,
urlò Thrym.
Sto cercando il martello di Thor. Lhai visto?,
chiese Loki. Thrym sorrise, facendo tintinnare i ghiaccioli che
gli ricoprivano la barba. Lho rubato io, disse.
E lho nascosto al centro della Terra, così profondamente
che nessuno riuscirà mai a trovarlo. Lo restituirò
solo se Freya acconsentirà a sposarmi.
Loki tornò da Thor e gli dette la brutta notizia. Insieme
si recarono a trovare Freya. Non sposerò mai quellorribile
gigante, gridò Freya infuriata. Tutti gli altri dei
accorsero per vedere che cosa stesse succedendo. Cercando di persuadere
Freya a sposare Thrym, ma invano. La dea indispettita continuava
a a ripetere No, no e poi no! Allora il dio Hemdall
disse: Ho unidea. Perché non facciamo indossare
un vestito da sposa a Thor, gli copriamo il capo con un velo e lo
mandiamo da Thrym, facendo finta che sia Freya? Così potrà
riprendersi il suo prezioso martello.
Che idea stupida, disse Thor. Non lo farò
mai. Ma gli altri dei lo convinsero a provare. Gli fecero
indossare un abito bianco, un velo e dei preziosi gioielli. Poi
vestirono Loki da damigella. Di controvoglia, Thor partì
alla volta della terra dei giganti con Loki.
Thrym li accolse in un immenso salone, dove aveva preparato un enorme
banchetto nuziale. Con grandi cerimonie, Thrym fece sedere Thor
a capotavola e si sistemò accanto a lui. Cosa desideri
mangiare, mia cara? chiese. Del salmone? Una fetta di
bue arrosto?
Thor aveva fame. Facendo attenzione a non scoprire il volto nascosto
sotto il velo, divorò tre salmoni e un bue intero. Poi bevve
sei coppe di vino. Thrym, sorpreso, disse: Ma che appetito,
mia cara. Sotto sotto, però, era preoccupato, perché
mantenere una moglie gli sarebbe costato un sacco. Loki temeva che
Thrym si accorgesse del sotterfugio e gli sussurò in un orecchio:
Freya è così nervosa al pensiero di sposarti
che non mangia da cinque giorni.
Thrym sorrise contento e sollevò il velo per baciare la futura
sposa. Ma nel vedere due enormi occhi rossi fece un balzo allindietro.
Non ti preoccupare, sussurrò Loki. Freya
è così emozionata al pensiero di sposarti che non
dorme da una settimana. Thrym fu felice di sentire che Freya
non vedeva lora di sposarlo.
Al termine del banchetto, Thrym ordinò che il martello di
Thor fosse portato in sala.
Lo mise sulle ginocchia della sposa, offrendolo come dono nuziale.
Thor allora balzò in piedi, si tolse il velo e brandendo
il martello urlò: Sono Thor e questo è il mio
martello. Con laiuto di Loki, si fece strada fra i giganti
e insieme uscirono di corsa dalla sala. Thor era molto contento
che il suo trucco avesse funzionato. Con ancora indosso labito
da sposa a brandelli andò a mostrare agli dei il martello
ritrovato, che da quel giorno nessuno osò mai più
rubare.
Chantal
Galli
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